Bacajèr a Pianôr (Parlare a Pianoro)
Scrive Luigi Lepri nella sua rubrica “Di bän so fantèsma” per il Buon Anno: “Oggi come un tempo, in occasione del primo gennaio si esprimono speranze e auspici per l’anno nuovo. In alcune zone della campagna bolognese, era tradizione praticare un cosiddetto Pronòstic dla zavâta (pronostico della ciabatta) che funzionava così. Le ragazze da marito buttavano una ciabatta contro la porta di casa: se ricadeva con la punta verso l’esterno, era l’annuncio di matrimonio sicuro entro l’anno; se invece mirava in un’altra direzione, non c’era nessun marito in vista. Con lo stesso scopo si poteva fare Al zûg dal piåmmb (il gioco del piombo). Si scioglieva sul fuoco un po’ di piombo versandolo poi nell’acqua fredda e declamando la frase rituale Piåmmb câsca lé, csa farèl mî maré? (piombo casca lì, che mestiere farà mio marito?). Dalla forma del metallo solidificato si deduceva il mestiere del futuro sposo: un contadino se si individuava una zappa, un fabbro se si distingueva un martello e così via. C’è poi una frase premonitrice, ancora viva tra i bolognesi meno giovani, che riguarda il rogo del “vecchione” in piazza Maggiore: Fûg ardänt, ân abundànt. Fûg da rustézz, ân da scramlézz (fuoco ardente, anno abbondante. Fuoco da tizzoni, cioè difficoltoso, anno da brividi).” Io aggiungo solo un altro detto filosofico bolognese: “Schèrpa granda, bichir péin…e tor al mand cum al vén” (Scarpa grande, bicchiere pieno…e prendere il mondo come viene.)
Romano Colombazzi