Matteo Gatti

Matteo, da candidato sindaco a lasciare il Movimento, una parabola non scontata, come mai hai maturato questa decisione?

È stata una decisione per molti versi sofferta che ho maturato nel corso dell’ultimo anno, quando a mio parere il Movimento ha iniziato una serie di cambiamenti interni che sono culminati con le ultime modifiche al codice etico e con l’avvio di una nuova associazione che ha sostituito completamente quella vecchia. Mi sono trovato a dover decidere di “prendere o lasciare”… cosi ci è stata presentata la decisione… ed onestamente ho lasciato. A dire il vero i segnali che qualcosa fosse cambiato rispetto alla impostazione iniziale erano emersi anche in precedenza, tuttavia nello spirito di restare in un contesto nel quale è evidente che non puoi condividere ogni cosa, ho cercato di concentrarmi sul territorio, in fondo nascevamo come una serie di Liste civiche calate sui Comuni Italiani ed era in quel contesto che volevo dare il mio contributo. Si poteva pensare che si stesse man mano crescendo e qualche errore di inesperienza poteva esserci. Quando però le dinamiche democratiche interne ed il metodo usato per le decisioni importanti verso tutta la struttura organizzativa, hanno cambiato pelle introducendo veri e propri vincoli di mandato sanzionabili economicamente, obblighi di voto e comunicativi verso il proprio elettorato e altre regole peraltro costantemente applicate a singhiozzo in funzione della persona o della convenienza del momento, ho capito che le modifiche non erano più orientate ad un fisiologico adattamento alla esperienza che si stava facendo, ma a logiche diverse delle quali non sempre si intuivano le ragioni. A quel punto mi sono deciso ad uscire, non potendo più in coscienza rappresentare un progetto che stava deviando in maniera troppo repentina.

Esci dal Consiglio Comunale o arrivi a fine mandato appoggiando in qualche modo da esterno i 5 Stelle locali?

Su questo la dialettica interna al Movimento è feroce e molto spesso intransigente, anche se a mio parere ingenua. Se non sei d’accordo con la linea ti dimetti e lasci il posto al prossimo. Un ragionamento che ha una sua linea di principio che presa astrattamente sembra condivisibile. In realtà rispetto alla dinamica che ho descritto, questo approccio è pericoloso. La libertà di espressione di ogni singolo rappresentante è garantita anche dalla nostra Costituzione, ed è perfettamente compatibile con il contesto storico nel quale nacque. Se l’idea è quella di combattere i “voltagabbana”, quello che accade invece è che si sta formando un pensiero unico che non ha più una componente di critica e dialettica interna, ma solo degli acritici rappresentanti che dovrebbero portare nelle istituzioni questa ideologia…. Io penso che questa non sia una strada percorribile e sollevi una serie di interrogativi ovvi che preoccupano ben di più. Prima di questi problemi, avevamo del lavoro iniziato che mi dispiaceva lasciare, oltretutto ad un anno dal voto del 2019, mi è sembrato più responsabile cercare di portare a termine nel migliore dei modi questa esperienza – penso per esempio alla Revisione delle tariffe TARI ed alla Digitalizzazione dell’Archivio delle licenze dei Fabbricati che saranno oggetto di commissioni specifiche partite su miei Ordini del Giorno – ho fatto una scelta che rivendico e della quale mi assumo onori ed oneri.

Per le prossime elezioni locali lasci definitivamente la politica o ti proponi con altre alleanze?

Sinceramente è difficile capire oggi quale sarà il futuro panorama politico, scrivo queste righe prima delle elezioni di marzo… Sono partito con il Movimento credendo nella necessità di un rinnovamento dell’agire politico in generale ed è un principio che continua a piacermi. Tuttavia bisogna essere pratici, mi piacerebbe creare le condizioni per una lista civica indipendente, per continuare l’esperienza di questi primi 5 anni. Non è facile, togliendosi dall’eco mediatico che un partito come il Movimento ha sulla stampa in generale, ma penso che con il lavoro serio e concreto sul territorio, in proiezione si potrebbe far bene. La problematica è trovare energie e risorse, per un lavoro che è metodico, continuativo e spesso fuori dai riflettori, ma che poi da anche soddisfazioni. Per esempio fummo noi a richiedere l’attivazione del PediBus e vederlo realizzato trovando la condivisione della altre forze politiche è stata comunque una soddisfazione.

Come giudichi questa tua “avventura” pianorese?

Ho cercato di portare il mio contributo al Consiglio con il giusto spirito critico che una opposizione deve avere, ma anche di studiare i meccanismi della Politica e della Amministrazione, per dare concretezza ai miei interventi, favorendo quelle che ritenevo buone idee e lavorando per il bene del Paese, indipendentemente dalle dinamiche dello scontro politico, che spesso è demagogia di principio e non aiuta chi ha bisogno. Non mi dimentico di essere alla prima esperienza, e nel complesso, considerato il percorso di questi anni, sono contento di questa avventura che mi sta dando tantissimo.

Stefano Galli