Ancora Modi di dire in Bolognese

A Bologna, qualsiasi oggetto di cui non si trova il nome momentaneamente è un “bagaglio” o un “coso”.

A Bologna non abbiamo i pantaloni, abbiamo le “braghe“.

A Bologna,”Lu-lé e Li-là”, sembrano due personaggi dei cartoni animati, ma vuol solo dire “quello e quella”.

A Bologna, quando non ci sta simpatica una persona pensiamo che è “proprio simpatico come un gatto attaccato ai maroni” : “L é prôpi sinpâtic cómm un gât tachè i marón”.

A Bologna diciamo sempre no, con:”brîṡa”.

E diciamo sempre, ” te lo dico io”: “A t al dégg”.

Se c’è vento, “sóccia che buriana“.

Se una persona mi piace, la “intorto“.

A Bologna, un giovanotto ben vestito, ma un po’ irrigidito dall’abbigliamento, è un “milordino“.

Dire della disperazione: “Se mi va bene questa volta, vado a San Luca a piedi”.
L’indeterminatezza di un numero si indica con “e ṡbliṡga”.
A Bologna, vedere le vecchiette che alla domanda del salumiere: “altro ?” rispondono con: ”altro”.

A Bologna, non si gioca a nascondino, si gioca “a cucco“.

A Bologna, non si lecca, ”si pilucca“.

A Bologna non si dà uno schiaffo, si dà “una ṡbèrla“.

A Bologna, nel letto facciamo, “i covini“.

A Bologna, non si è matti, si è “fuori dai coppi”.

A Bologna, cosa facciamo? Andiamo o stiamo?. “c s à fègna? andègna o stègna“.

A Bologna, gli anziani non girano col bastone, girano con la “zanetta“.

E non si inciampa…si “scapuzza“.

A Bologna se uno è ricco non ha molti soldi, ma ha della “pilla“.

A Bologna non ci si scontra, ci si “inzucca“.

A Bologna se sei pallido, sei “ṡbiavdo“.

Se gli ormoni vanno a mille, abbiamo una gran “sverżzura“.

A Bologna, non si fa sesso, si “guzza”.

Romano Colombazzi