Modi di dire in Bolognese slang!

Con l’articolo “ANCORA MODI DI DIRE IN BOLOGNESE” della Rubrica Bacajèr a Pianôr apparso sul n.3 maggio-giugno del L’IDEA ho ricevuto la lettera del signor Gian Paolo Corradi che, da puro Petroniano, mi corregge i termini dialettali inseriti nell’articolo e che mi invita a leggere i libri di Sabatini. Apprezzo sinceramente il dialogo con il signor Corradi al quale ho inviato un’email per spiegare il lessico usato nell’articolo sopra citato. Conosco il dialetto di Gardenio Sabatini (1868-1952), figura caratteristica di popolano bolognese e i suoi libri, come conosco Giuseppe Ragni (1867-1919), che ci ha lasciato prematuramente e il suo dialetto, nonché gli attuali scrittori bolognesi come Amos Lelli, Luigi Lepri, Daniele Vitali, Fausto Carpani, e così via. Il dialetto, come tutte le lingue, è in perenne movimento e rinnovamento; le parole continuano a nascere, senza soluzione di continuità e tutti i dizionari (tutti, anche quelli più rinomati e autorevoli) sono o in ritardo non intercettando nuove parole che già esistono o in fase riflessiva di studio. Il dialetto bolognese, in forte declino dagli anni Sessanta, non è più la madre lingua delle nuove generazioni e per proporlo alle nuove generazioni occorre acquisire anche il dialetto parlato dai bolognesi di oggi non ancora trentenni, dagli studenti universitari fuori sede ed extracomunitari. Oggi esiste un dialetto slang o bolognese light che serve, a chi ha l’italiano come madrelingua, ad avvicinare il dialetto del passato, anch’esso diverso tra il XX° e il XXI° secolo. Oggi, nel linguaggio dei giovani bolognesi, si usano parole come borazzo, sborone, sbarba, a balus, balottino, bazza, bega, tutti termini dialettali. Dicono piluccare al posto di pluchèr o sorbole al posto di sòcc’mel ma come si dice “äl ciâcher i én còmm äl zrî§: a ciapèrn ònna ai n vén dî§ (le chiacchere sono come le ciliegie: prendendone una ne vengono dieci) e cioè una chiacchera tira l’altra. Per il nostro lettore sig. Corradi riporto quanto scritto da Gardenio Sabatini in “Ai Téimp dal pôver Scarabèll”: In dov la strè Dri-a-Rain la sbacca in Galìra, quèsi in fâza ai Falegnâm, ai è la cisa dla Madôna dla Piôgia, in duv ai éra par sagristàn un bon òmen, mort suquànt ann fa, mo chi en dimòndi ad arcurdèrsel: un zert Scarabelli………

Romano Colombazzi