L’EROE DELL’ASINELLI

Luciano Monari
Luciano Monari era nato a Pianoro il 30 Aprile 1857 da Stefano e Luigia; si trasferì a Bologna all’età di 7 anni in un appartamento un po’ cadente di Via Mercato di mezzo (oggi, Via Rizzoli). Quando il piccolo Luciano giunse nella nuova casa e vide le due torri rimase senza parole e senza domande. Racconta Marco Poli in “Il Conte Ladro e altre storie bolognesi”: <Quando la mamma non lo vedeva, prendeva uno sgabello, lo avvicinava alla finestra e vi saliva: solo così poteva sporgersi e vedere le due torri. Coi gomiti ben fissati sul davanzale, con la testa in su e girata verso destra, riusciva a scorrere con gli occhi tutta la lunghezza e l’imponenza della torre degli Asinelli. Rimaneva con lo sguardo fisso sulla cima della torre e nella sua mente di bambino correvano chissà quali magiche fantasie>. Le domande, e tante, le cominciò a fare dopo. Scrive sempre Marco Poli: <Chiedeva come avevano fatto a costruire le torri, come facevano a non cadere, se il vento potava abbatterle ed altre domande ancora. I genitori rispondevano in maniera tale da accendere ancora più la sua fantasia che galoppava liberamente. E così, il giorno dopo, Luciano rifaceva le stesse domande. Finché una domenica i genitori lo accompagnarono fin sulla cima della torre degli Asinelli. Il piccolo Luciano non sapeva cosa dire: era felice e sgomento al tempo stesso, rideva e stava serio, era emozionato e timoroso.> Si potrebbe esclamare: “Carneade chi era costui!”. Costui era un altro Pianorese che divenne famoso per avere più volte scalato e disceso la torre degli Asinelli dall’esterno, utilizzando il filo metallico del parafulmini che era stato installato nella torre nel 1824. Da allora, il fatto più curioso che vide coinvolta la torre Asinelli fu “l’assalto degli scalatori”. Il 7 aprile 1878, il lanternaio Luciano Monari scese dalla sommità della torre Asinelli servendosi del filo metallico del parafulmine. Fu portato in trionfo come un eroe fra l’entusiasmo popolare. Ma nelle settimane successive, per emulare l’impresa di Monari, molti altri si cimentarono in scalate e discese dalla torre utilizzando il filo del parafulmine. Al punto che dovette intervenire la polizia che arrestò molti giovani. Vi fu un “maxiprocesso” ad una quindicina di ragazzi e tutti furono condannati a qualche giorno di carcere.
Romano Colombazzi