Perché la memoria, la storia e il decoro urbano diventino patrimonio della nuova Pianoro
(1 puntata)

Pianoro: Chiesa e Municipio prima della guerra
Chi non è mai stato colpito e affascinato dalla toponomastica e dalle risorgimentali lapidi poste nelle pareti dei palazzi comunali della Toscana, dell’Umbria, delle Marche o anche del nostro appennino emiliano-romagnolo. Cosa pensare dei monumenti agli eroi del Risorgimento o alle vittime delle due guerre mondiali che impreziosiscono le mille piazze di questi nostri piccoli e grandi comuni? E delle belle targhe in ceramica poste all’ingresso di ogni vicolo, che con grande riconoscenza e affetto, ricordano il maestro elementare, il medico condotto, l’amministratore pubblico o il soldato morto per la patria. Tutti ricordi ben collocati, puliti, ordinati, manutenuti. Guardi in alto e respiri fin da subito l’amore che permea quella comunità verso il proprio paese, verso i loro avi, verso chi, nel corso dei secoli, ha vissuto e partecipato alla passione civile di quel paese e ha contribuito a renderlo importante nel corso dei secoli. Comunità sicuramente dalla storia ultracentenaria: per Pianoro, si dirà, il discorso non vale. E’ un paese nuovo, nato solo 75 anni fa. Tutto vero. Cosa sono in effetti 75 anni. Una maturità appena passata per un uomo. Figuriamoci per un nuovo abitato, nato poi in emergenza e nell’immediato dopoguerra. E invece non è del tutto così: oppure, non deve o dovrebbe essere solo così. Già dal giorno uno e dall’anno zero di una persona e a maggior ragione di un paese, bisogna gettare le basi perché, nel tempo e nei secoli, si possa avere traccia e memoria del percorso di vita di quella persona o di quella comunità. Si prenda, ad esempio, la storia di una famiglia nobile, blasonata. Entri nel salone del cerimoniale e ti vedi i grandi ritratti degli avi che abitarono quel luogo. La loro storia, il percorso di quel casato. Per non parlare poi della Chiesa Cattolica. Di una chiesa. Di un qualsiasi, anche umile edificio religioso. Entri e attraverso le iscrizioni, le lapidi o gli affreschi alle pareti, la storia di quel luogo “ti salta addosso”. Ti meraviglia e ti indica il percorso nei secoli di quell’edificio e della comunità che l’ha vissuto. Così, penso o dovrebbe essere anche per Pianoro. Sforzarsi di dare, come comunità nel suo insieme, il senso della sua storia. Del suo difficile e particolare percorso. Piccolo, grande o importante che sia, o che sia stato. Fare in modo che chi viene ad abitare in questo nostro nuovo paese per la prima volta, ma non solo, possa incuriosirsi e meravigliarsi per una bella lapide eventualmente affissa su un muro cittadino o per una bella e sobria toponomastica che lo conduca per il paese. Urbanistica, arredo e decoro urbano è anche questo. Senso grande della storia che ha percorso il nostro paese o potrà percorrerlo. Fissare nello spazio e nel tempo, fatti che al momento possono non sembrare storia, ma che sicuramente lo diventeranno nei secoli. Amore per il paese e la sua storia, è anche valorizzazione del centro storico cittadino: di piazza dei Martiri e di via Risorgimento, il bel viale che porta al Municipio e che fa da ingresso monumentale al paese. Elementi importanti di una centro cittadino, che non possono essere relegati a solo parcheggio o bandellati a protezione perenne di un cantiere senza fine. Percorso difficile, ma credo non impossibile per Pianoro. Saranno i soliti e pochi 75 anni di vita, si dirà. Sarà che Pianoro è un paese di paesi. Sarà non so cosa, ma già la toponomastica del paese, nel tempo, non ci ha dato certamente una mano in questo cammino della memoria. Nel prossimo numero de L’Idea percorreremo insieme le vie di Pianoro studiando la nostra storia e la nostra comunità.
Roberto Vitali