
Giorgio Lenzi
Colpito da una leucemia fulminante lo scorso 18 settembre s’è spento a 85 anni, al Toniolo di Bologna, l’artista, scultore e architetto Giorgio Lenzi, pianorese d’adozione, residente da tempo nella sua villa della Baruffa sullo spartiacque tra Savena e Zena. Nato in Maremma, ad Arcidosso in provincia di Grosseto da numerosa famiglia bolognese, col padre che fu poi medico condotto a San Lazzaro. Lenzi ha studiato scultura e ceramica nell’Istituto statale d’arte di Bologna, allora in via Cartolerie, diplomandosi maestro d’arte. Sue materie di studio furono la ceramica e soprattutto la scultura conseguendone diploma di laurea all’Accademia di Belle arti. Docente di scultura nel liceo artistico bolognese, ereditando la cattedra che fu di Cleto Tomba, ha esposto le sue opere scultoree e grafiche in numerose esposizioni in Italia e all’estero, ottenendo riconoscimenti e premi. Accademico per meriti artistici dell’Accademia dei 500, accademico dell’Accademia Tiberina, socio dell’Unione della Legione d’Oro, consultore dell’Università di Toronto (Canada). Da tempo oltre che di arte visiva si occupava di realizzazione di monumenti pubblici, e infine di architettura d’interno e di recupero di prestigiose ville private ed edifici storici. Sue opere sono sparse per il mondo e in Africa vinse il concorso per la reggia di Jean-Bedel Bokassa prima presidente della Repubblica Centrafricana poi autonominatosi imperatore dell’Impero Centrafricano. Reggia dove ha vissuto e lavorato per alcuni anni. Pur essendo residente da molti decenni a Pianoro (dove ha realizzato il monumento al partigiano del capoluogo e quello alla Resistenza di Pian di Macina), Lenzi non era estraneo al territorio di Ozzano dove vive il fratello Claudio prima insegnante e oggi scrittore. Giorgio Lenzi fu infatti autore del progetto di ristrutturazione dello storico palazzo comunale dove fu felicemente sposato lo stile ottocentesco a linee ben più moderne. Poi del progetto e del restauro della torre medievale di San Pietro di Ozzano, che è anche il simbolo araldico della municipalità. Poi del progetto del monumento ai Caduti di Ozzano che si trova nel parco Aldo Moro e della sua scultura in bronzo. Tutte opere significative per il territorio ozzanese. Grazie al fratello Claudio, che fu anche candidato sindaco e presidente dell’associazione culturale “Insieme per…”, l’artista aveva mantenuto i legami con Ozzano disegnando alcune tessere dell’associazione e realizzando formelle su temi religiosi per il restauro conservativo di storici pilastrini votivi sparsi per il territorio ozzanese. Nonostante i titoli accademici ottenuti, le tante opere realizzate, i riconoscimenti e i premi Giorgio Lenzi non ambiva all’apparire. Preferiva insegnare e, dopo la pensione, lavorare nel suo studio nella quiete della Baruffa. L’artista, che fu anche rabdomante e grande esperto di auto Porsche storiche che ricostruiva fedelmente, lascia la moglie Cristina, architetto e principale collaboratrice, i figli Eugenio e Francesca, pure loro architetti, avuti dalla prima moglie Anna e due nipotini.
Giancarlo Fabbri