(Prima Parte)
A Pianoro Nuovo chi imbocca Via Antonio Gramsci percorrendo la Via Nazionale della Futa, al numero civico 14 incontra la Scuola Media Statale “Vincenzo Neri”. Molti cittadini si chiedono chi era questo Neri e perché è stata intitolata la scuola a questo personaggio. La famiglia Neri è stata molto importante per la storia della ricostruzione di Pianoro. Iniziamo questa storia della famiglia Neri dalla fine della seconda guerra mondiale. Dal CORRIERE dell’EMILIA di Giovedì 21 Giugno 1945 si legge:<Pianoro vuole risorgere- Ferme dichiarazioni del Sindaco Colombo- “Faremo da noi, chiediamo soltanto appoggi indispensabili e che non sia frenato il nostro slancio> Interrogato sulle prospettive di ricostruzione della martoriata Pianoro, il Sindaco Adriano Colombo ci ha fatto una rapida esposizione dello stato del paese. <E’ nostro intendimento di ricostruire al più presto tutti quei servizi atti a fornire i cittadini di Pianoro delle prime possibilità di vita. Già stiamo riparando gli acquedotti, si svuotano i pozzi, si riaprono le strade. I negozi per la distribuzione dei viveri funzionano già in alcune frazioni, i servizi comunali sono stati riattivati. Sono in sistemazione pure le scuole, i servizi medici, ostetrici e veterinari. Alcuni uffici postali verranno riaperti al più presto. Intanto si provvede alla rimozione e allo sgombero delle macerie con recupero di preziosi materiali edili, alla bonifica del terreno dalle mine e dai proiettili inesplosi. Il seppellimento delle salme e la distruzione di carogne di animali sono pressoché ultimati. Il problema principale da risolvere è quello di fornire di “tutto” la quasi totalità della popolazione che ne è rimasta priva.
In questa Cassino del nord non vi è una sola casa rimasta intatta: l’85 per cento delle altre è completamente rasa al suolo, altre ancora sono senza porte e finestre e prive di tetto.
Se non verrà prestissimo provveduto a fare affluire sul luogo buona parte della popolazione, questa si sistemerà altrove e verrà frustrata in tal modo ogni volontà di rinascita; sarà perduta per la produzione provinciale una vasta e abbastanza ricca zona e si creeranno nuovi gravi problemi anche di indole sociale. Abbiamo chiesto baracche, materiali edili, ma non ce ne sono o sono a troppo caro prezzo per le nostre misere risorse….. Non ci vengano lesinati quei fondi che ci servono per pagare i lavoratori che danno la loro instancabile opera alla ricostruzione. Si snellisca la procedura e non si faccia perdere tempo, prezioso per il lavoro, in inutili anticamere e interminabili giri per gli uffici competenti nella ricostruzione. Tutti i diversi Commissariati, Ispettorati, Provveditorati ed altre branche della burocrazia non ci opprimano di richieste, di relazioni, circolari da riscontrare, stampati da riempire. Sappiamo che nulla abbiamo, tutto manca nella miseria più assoluta. La semina è stata soltanto di mine, bombe e proiettili e facciamo quanto sta in noi per non dovere raccogliere altri cadaveri. Facciano quanto possono per venirci in aiuto e nulla per frenare il nostro slancio verso giorni migliori.> Inizia così la storia della ricostruzione di Pianoro con questo grido angosciato ma non disperato del Sindaco Colombo che verrà riportato sul giornale RINASCITA del 6 Settembre 1945, Organo del Comitato Regionale Emiliano-Romagnolo di Liberazione Nazionale, che così si esprime: <Purtroppo a nulla è valso ogni richiamo del Sindaco Colombo. Circa 5000 profughi pianoresi sono ancora a Bologna, altri 3000 circa in Toscana e sparsi in altri comuni dell’Emilia; soltanto 2000 pioneri sono rientrati e vivono in cantine, case senza tetto e serramenti, grotte e caverne….> Ma dove verrà ricostruita Pianoro? Scrive sempre il Sindaco Colombo su “la riscossa”- Settimanale del Partito Repubblicano Italiano il 18 Novembre 1945. <Vengo fatto segno a malevoli critiche sulla mia attività come Sindaco e specialmente per il fatto di avere imposta la ricostruzione del nuovo paese in località distante circa 2 Km dal luogo in cui sorgeva>: a ciò rispondo brevemente. (Prosegue nella seconda parte)
Romano Colombazzi