Andrea Bello ci racconta l’Academy NFL.

Diciassettenne bolognese, gioca a football americano dall’età di 14 anni e oggi è il primo italiano a partecipare all’Academy NFL. Da Pianoro a Londra. Oltre 1.427 km con il football sempre sullo sfondo. Andrea Bello, 17 anni sta vivendo un’opportunità che capita solo una volta nella vita. Un’opportunità chiamata NFL Academy. Lo sta facendo nella prima scuola ufficiale della Lega sportiva di football  più importante al mondo, tra coach di massimo livello e leggende del calibro di Jerry Rice:

“È successo all’improvviso, ho ricevuto una chiamata e tutto è cambiato. Ho realizzato solo dopo qualche ora cosa fosse davvero accaduto”. L’Academy NFL seleziona 80 aspiranti giocatori di football, dai 16 ai 18 anni, provenienti da tutta Europa, e il quarterback dei Warriors Bologna under 19 è riuscito a superare l’agguerrita concorrenza. Merito  di coach Giorgio Longhi (nuovo allenatore della Nazionale U19), come ci tiene a sottolineare, che ha deciso di proporre proprio Bello come talento emergente. I suoi video hanno impressionato gli osservatori della NFL e Andrea, nel giro di poche settimane, si è ritrovato in una realtà completamente  diversa da quella a cui era abituato. Un saluto alla famiglia e agli amici di sempre, e via nella capitale Inglese, tra sogni, speranze e qualche piccola difficoltà. “Trasferirsi in Inghilterra senza conoscere nessuno non è stato facile. All’inizio ho avuto qualche problema, qualche ragazzo ha deciso addirittura di gettare la spugna. Vivere con un’altra famiglia, dover parlare un’altra lingua. È stato abbastanza duro, non posso negarlo”. Ha dovuto premere il tasto “riavvio” e ricominciare tutto da capo: nuova vita, nuove abitudini.

Non è mai semplice lasciare  il proprio paese per così tanto tempo, soprattutto poi se è la prima volta. Andrea ha comunque deciso di andare oltre l’ostacolo; l’opportunità era davvero irrinunciabile.

“Potersi allenare qui è un sogno che è diventato realtà. Ho l’occasione di giocarmi le mie carte con i migliori talenti europei. Sono l’unico italiano e questo è un motivo d’orgoglio, non dimentico da dove sono venuto. Ho superato le difficoltà, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, ora mi alleno con serenità e cerco di dare il meglio di me stesso”.

Paolo Brighenti