
Ugo Borghi
Da quasi un mese, purtroppo, a causa delle disposizioni ministeriali, non si possono più celebrare liturgie funebri, al fine di limitare possibili contagi. Anche il numero dei familiari che possono salutare il loro caro defunto è stato ridotto allo strettissimo gruppo dei parenti di primo grado.
Al funerale di persone che sono state contagiate dal Covid-19 non può essere presente nemmeno il sacerdote per impartire una benedizione. Si muore da soli in terapia intensiva.
Situazione molto difficile, sia per chi è ateo, sia per chi vuole (ma non può) essere accompagnato nell’ultimo saluto, dalla preghiera della propria comunità parrocchiale.
“In tutta questa solitudine – racconta Ugo Borghi impresario di onoranze funebri e coordinatore regionale di “Eccellenza funeraria italiana” un’associazione di categoria che riunisce le imprese del settore – per chi so che era credente mi viene spontaneo fare un segno di croce sulla bara. È un momento delicatissimo sia per i familiari che per noi operatori. Per i primi perché non sarà facile elaborare questi lutti nell’assenza del sostegno di parenti e amici, senza una stretta di mano, un abbraccio, una parola di conforto, ma anche per noi operatori in quanto, allo sconforto abituale di chi si rivolge a noi per i nostri servizi, dobbiamo aggiungere l’antipatica barriera che ci costringe a distanze fisiche, in parte supplite dal telefono. Per non parlare della ancora più preoccupante responsabilità della profilassi di prevenzione del contagio sia per i parenti dei defunti che per i nostri operatori”.
Chiediamo com’è oggi la situazione.
“Grazie al cielo a Bologna non abbiamo registrato il dramma che si sta svolgendo in Lombardia e a Piacenza – risponde Borghi – speriamo che non si verifichi una tragedia simile anche qui. Purtroppo, siamo pronti a tutto. La difficoltà più grande, se l’emergenza dovesse perdurare, sarà il reperimento di tutti i dispositivi di sicurezza previsti dalla legge, perché sono diventati introvabili e con prezzi che sono schizzati alle stelle. Per questo spero che la Protezione Civile dell’Emilia Romagna ci consideri come gli uomini impegnati in prima fila sanità e ci consenta di acquistare una quota di tute, guanti e mascherine come quelle oggi riservate a soli operatori sanitari. Speriamo che l’osservanza delle restrizioni ora in atto da parte di tutta la popolazione, sia tale per cui, se ognuno fa la propria parte restando in casa, l’emergenza potrà finire presto”.
Gianluigi Pagani