Lo scorso 20 giugno sulla pagina web Facebook de “L’Idea di Pianoro” fu pubblicato un post che chiedeva un nuovo centro per Pian di Macina. Uno spazio dove poter sviluppare la vita della frazione ricordando che «uno dei precedenti sindaci, Simonetta Saliera, aveva cercato di attivare un piano urbanistico, coinvolgendo i privati, per ridare vita al centro». E, dato che varie problematiche non avevano consentito di raggiungere l’obiettivo, sollecitava l’attuale amministrazione a riprendere a mano la questione. Ma i commenti auspicando la realizzazione di una piazza, con l’abbattimento dell’ex mulino, non sono però stati lusinghieri sull’attuale amministrazione comunale. Piuttosto vedono l’antico borgo ormai circondato da fabbriche.
In primis bisogna ricordare che nel 1945 Pian di Macina, come Pianoro Vecchia, era stata praticamente rasa al suolo e ricostruita quasi tale e quale, attorno alla piazza della pompa (piazza Garibaldi) senza una pianificazione urbanistica. Piazza poi occupata dall’edicola che ha un ruolo importante. Poi purtroppo l’edificio che a ponente chiude in parte la piazza con la chiusura della macelleria, poi del mulino diventato negozio di granaglie e sfarinati, fu praticamente abbandonato al suo destino.
Come ha ricordato il post su Facebook già nel primo mandato del sindaco Saliera fu avviato un piano di recupero del borgo di Pian di Macina che poi fu definitivamente approvato dal consiglio comunale nella primavera del 1998 con l’adozione di una variante che recepiva alcune osservazioni. Con gli interessati che potevano presentare i loro progetti nell’ambito di una convenzione, con l’amministrazione comunale, che prevedeva la cessione al Comune di alcune aree per l’esecuzione di opere di urbanizzazione. Piano di recupero del centro storico di Pian di Macina, che fu descritto su “Il Punto”, n. 8 del novembre 1996, nell’inserto dedicato a questa frazione.
Il piano fu elaborato dall’architetto Estenio Mingozzi (1921-2015) che all’epoca volle rimarcare la grande collaborazione avuta sia dai proprietari che dal Comune. «Questo è un piano urbanistico – spiegava l’architetto – che ha il pregio di non essere stato imposto ai vari proprietari dell’area ma “nel 1945 Pian di Macina era stata rasa al suolo” di essere stato concordato con loro nel corso di diverse riunioni. In questi incontri sono stati ascoltati desideri e necessità e si è rievocata l’identità culturale e storica del borgo inserendo tutto questo in un quadro generale ben preciso.
Pian di Macina, una delle più antiche borgate del territorio, non è soltanto un gruppo di case da rivalutare ma, soprattutto, l’occasione di recuperare i suoi valori storici di solidarietà umana in un suo preciso contesto sociale e ambientale.
Riguardo alle linee del piano – continuava Mingozzi – vorrei ricordare l’integrazione tra gli elementi del comparto: edifici, porticati, piazzali, parcheggi e zone verdi saranno il salotto dell’intera comunità. Proprio per questo sono stati curati i collegamenti pedonali tra i vari edifici, alcuni dei quali
porticati, e quello principale che unisce la piazza al futuro parco fluviale del Savena.
Sarà recuperata anche la memoria storica rimettendo in piazza la “pompa”, ossia la vecchia fontana, e riportando alla luce ciò che resta del vecchio mulino.
Il canale di alimentazione, la “botte”, la paratoia che regolava l’afflusso dell’acqua alla turbina del mulino, saranno valorizzati dando la giusta collocazione anche alle vecchie macine. L’incremento dei collegamenti pedonali, e ciclabili, non chiuderà l’accesso alle auto. La viabilità nel comparto – concludeva l’urbanista – è anzi studiata in modo da aumentare il numero dei parcheggi e delle rimesse, anche interrate, privilegiando la sicurezza dei residenti».
Può sembrare una battuta ma, invece, si può dire che il piano fu redatto con animo poetico e non solo con raziocinio tecnico.
Il Mingozzi architetto e urbanista, molto noto nell’ambiente, per anni presidente dell’associazione degli architetti e progettato, e realizzato, edifici residenziali, alberghieri e industriali in quasi tutti i continenti. Gran parte della moderna San Lazzaro è nata dalla sua matita. Nel pianorese, oltre ad altri edifici, ha progettato il recupero dell’ex area industriale al Pero di Rastignano.
Pochi però sanno che Mingozzi era anche poeta e scrittore con molte raccolte di racconti. Nel piano di Pian di Macina ci mise impegno e passione ma poi qualcuno, prima favorevole, si mise di traverso mandando al diavolo tutto quanto.

Giancarlo Fabbri