Gentilissimi, sono la figlia dell’ospite… in residenza da Voi dal 26 febbraio 2021.
Entrata in piena seconda (o terza…) ondata pandemica, ho accompagnato mia madre all’entrata della struttura e l’ho rivista di persona dopo tre mesi, per fortuna grazie alla grande disponibilità e gentilezza di ex colleghi ho potuto vedere mia madre tante volte in video chiamata per farle “sentire” che non l’avevo abbandonata.
Dopo mesi di sole fredde ma vitali video chiamate finalmente arrivano queste visite in presenza di miseri 20 MINUTI ALLA SETTIMANA, prima dietro ad un vetro poi all’ aria aperta ma con le stesse modalità. Sempre in nome della tutela della salute. Poi mia madre si è ammalata (polmonite) e ha necessitato di un ricovero ospedaliero e ho scoperto che potevo andarla a trovare due volte al giorno, senza troppe limitazione di orari e di durata della visita, potevo aiutarla a mangiare e accudirla, naturalmente avendo il green pass, tenendo in maniera corretta la mascherina ed eseguendo una corretta e frequente igiene delle mani. Ma come, mi sono detta, all’ospedale, dove i pazienti sono acuti, dove c’è promiscuità tra ricoverati e visitatori, dove le visite sono all’interno, io posso essere vicina a mia madre mentre in una struttura “protetta” dove le condizioni sono certamente più favorevoli che in un ospedale, posso vederla 20 minuti alla settimana. La situazione ha del paradossale: sono quasi dispiaciuta della dimissione di mia madre perché non potrò più avere con lei questo contatto. Mi chiedo se sia una scelta di comodo: molto più semplice vietare che trovare soluzioni. Ormai, dopo quasi due anni, abbiamo acquisito conoscenza e preso coscienza del virus e abbiamo tanti strumenti per cercare di combatterlo, certo non vinceremo sempre ma se, con le vostre limitazioni eccessive, proteggete i nostri genitori o familiari dal Covid ma li fate morire di solitudine e tristezza tenendoli lontani dai loro cari, che guadagno abbiamo?
Ho deciso di provare a combattere le regole che mi sembrano ingiuste e cercare di cambiare qualcosa, forse invano.
Mia madre è vecchia e ha solo me e le mie figlie, la decisione pesantissima di ricoverarla in una struttura è stata data dalla necessità e dall’impossibilità di poterla ancora gestire a casa; non so quanto tempo le rimanga ma sicuramente cercherò di passarne il più possibile con lei.
Ho intenzione di portare a conoscenza questa situazione perché credo che, così come un ospedale della fama del Sant’Orsola permetta ai parenti di stare vicino ai ricoverati, una struttura come… con la mission di umanità e accoglienza, non
possa privare questo contatto in nome di una salute fittizia.
Inutile dire che in tanti stiamo vivendo una situazione così dolorosa e anche gli altri un giorno potrebbero trovarsi in un contesto del genere come parenti o come pazienti e bisogna trovare un giusto compromesso tra sicurezza e umanità.
Certa che capirete le mie motivazioni, spero in un vostro sforzo.
Nicoletta Nannetti