Per alcuni anni a Rastignano l’area verde tra le vie Montesole, della Fornace e Marzabotto col piccolo laghetto artificiale fu un angolo di paradiso.
Quello specchio d’acqua era un’oasi di natura dove vivevano pesci, anfibi, tartarughe, aironi, germani con le gallinelle d’acqua che zampettavano sulle foglie delle ninfee. Tanto che le maestre portavano le loro classi a vederlo
Oggi dove c’era il laghetto c’è solo un prato usato come cacatoio per cani, con qualche gioco per bambini e alcune panchine ma sempre deserto. Non si direbbe che il luogo è nella storia di Rastignano esempio delle promesse non mantenute.
Come quella di ripulire, consolidare e illuminare la conserva per valorizzarla. Nel primo volume della rivista Savena Setta Sambro uscito nel 1991, trent’anni fa, si può leggere un articolo di Roberto Vitali, scomparso il 6 maggio scorso, a titolo “Villa Serena e Villa la Torre a Rastignano”. Dove lo storico pianorese riferiva che «il terreno comprendeva la villa padronale, un parco dove, conformemente a un costume assai diffuso nel sette-ottocento, era stato realizzato un laghetto di dimensioni tali da consentire l’uso di una barca; e una grotta artificiale con relativo balconcino sul lago».
Con la grotta che fungeva anche da “conserva”, frigo d’altri tempi, introducendovi neve dall’alto.
Col Ribaltamento di Rastignano, palazzi e villette a schiera per molte centinaia di famiglie, la vasca dell’antico laghetto, vuota da decenni, fu ripulita ripristinando lo specchio d’acqua che si riempì di vita.
Poi il terreno fu ceduto al Comune di Pianoro dai costruttori.
Comune che poi, nel 2008, fece svuotare il lago senza sentire il parere dei residenti e senza informarne la consulta di frazione. Tanto che il “laghetto” fu uno dei temi più caldi sollevati dai residenti nell’incontro, con sindaco e giunta, a Rastignano nella festa della “Madonna dei Boschi”.
Nell’occasione il sindaco, Simonetta Saliera, riferì «che la decisione fu presa per la morte di molti pesci per la scomparsa delle falde naturali che alimentavano il laghetto. Tanto che sono state usate autobotti per ripristinare il livello dell’acqua». Ma per gli abitanti per alimentare il piccolo lago sarebbe stato sufficiente dirigervi le acque che scendono dalla collina per poi disperdersi in Savena.
E’ vero che furono fatti sondaggi senza trovare la vena, fatta deviare più a monte con una muraglia di cemento armato, per costruire le file di villette.
Giancarlo Fabbri