Il Rosso

Il Burattino del ROSSO, la maschera di Pianoro e della Montagna Bolognese, invitato alla Mostra: “La Radicalità Gentile – Tre lampi sul teatro di figura: i burattini, gli oggetti, l’inclusione“. Inserito nei progetti di Parma Capitale Italiana della Cultura, dedicato al teatro di figura si propone di fare il punto sullo stato dell’arte in questi tre campi.
Il Rosso invitato come burattino delle ultime generazioni, a dimostrare che non smettono mai di nascere personaggi e drammaturgie innovative.
Nato nel gennaio del 1992 dopo la richiesta fattami da Luciano Faggioli, Presidente della Proloco che voleva una maschera per il nostro carnevale, io risposi con un progetto che vedeva la storia scritta del personaggio inventandone una vita contestualizzata nel nostro paese e dove veniva descritta la sua fisonomia sia fisica con il disegno del costume e le sue caratteristiche caratteriali.
Nel 2012 in occasione del Convegno dal titolo: “La maschera nella società contemporanea e nella pratica teatrale”, manifestazione inserita nella Festa internazionale della storia, al Rosso venne attribuito il titolo di Maschera della Montagna Bolognese. Note: “Esposizione letteraria del personaggio esposta nella bacheca della Mostra”
“… Desideravo creare un personaggio speciale, forte nella sua morale, integro con idee innovative ed originali. Un uomo con tante doti, ma severo, comunque vivace e scherzoso. Doveva essere una Maschera, vista come contenitore di saperi, come forte potenziale pedagogico, come creatrice di fecondi rapporti, fra cultura, tradizioni ed economia.
Decisi di farlo nascere alla fine dell’ottocento, e contestualizzare la sua vita in quella della mia Pianoro, alle porte di Bologna. Ho fatto lunghe ricerche sulla storia, gli usi e costumi, le abitudini sociali, le tradizioni, le famiglie con le loro genealogie coi nomi e i soprannomi di quel periodo.
In questo modo era anche più facile raccontarlo ai ragazzi, e farlo sembrare vivo, quindi vero, perché portatore sano di principi e valori legati alla famiglia, al buon vivere comune e alla conoscenza dei riti della terra e della stagioni, per produrre prodotti sani e non artefatti.
Così creai il Rosso, e con immensa soddisfazione, devo dire che è apparso da subito a tutti: piacevole, reale e credibile. Ho cercato di recuperare nella memoria della storia locale, la vita di un personaggio idealmente vissuto nel XX secolo: un nonno, un bisnonno, comune a tutti noi. Gigia, la moglie, gli aveva preparato una bella giacca rossa coi pantaloni neri e regalato un’aristocratica tuba nera; visto che anche lei aveva i suoi segreti, non gli confidò mai dove l’avesse presa. Fu proprio la giacca rossa a far sì che la gente da lontano l’individuasse subito, apostrofandolo ad alta voce: ARRIVA IL ROSSO! Merciaio, cantastorie, giramondo, che ama la vita, ma soprattutto col suo modo di essere, rendere gioiosi tutti gli altri”.
Nei Carnevali di Cento e Pianoro il Rosso come Maschera è già stato visto, mentre come Burattino, solo Vittorio Zanella l’ha animato più volte in spettacoli e conferenze.
Come madre del Rosso auspico che in un prossimo futuro venga adottato anche da tutte le altre baracche bolognesi e non solo, affinché divenga patrimonio culturale della mia terra come Ballanzone, Fagiolino, Sganapino e Flemma. Il Rosso Burattino Angiolino Fabbri, burattinaio di Pianoro, legge il mio testo e vede il mio disegno e spontaneamente costruisce un burattino in gomma spugna, con le gambe come fosse una marionetta e me ne fa dono. Quel giorno trascorso a casa sua rimarrà nella mia memoria per sempre. Ivo Santucci, mi ha scolpito nel legno di cirmolo testa e mani, poi su mie indicazioni ha fatto cucire il vestito da una sarta. Il dono di testa è giunto come baratto, per essermi occupata dell’allestimento di una sua mostra di burattini (il burattino in mostra a Parma è questo).
Emanuela Fabbri, figlia di Angiolino, una cara amica, porta avanti la memoria e la tecnica costruttiva del padre: la gommapiuma scolpita. Lei stessa costruisce i burattini, insegnando nei suoi corsi la tecnica ai ragazzi delle scuole, inoltre collabora col figlio Giovanni Bollini nella drammatizzazione di lavori teatrali poi messi in scena dagli allievi. Con mia grande gioia ha realizzato un nuovo “Rosso”.

Gianna Solmi