Assieme ai due giovani carabinieri, da destra il comandante maresciallo maggiore Luigi Migliore, Anna Carpinacci e Nicoletta Nizzi

Dopo la cerimonia di intitolazione dei giardini del Centro Civico di Rastignano al Milite Ignoto, tenutasi lo scorso 4 novembre, che ha visto la partecipazione del sindaco Franca Filippini, amministratori e cittadini, il picchetto dei carabinieri in grande uniforme guidato dal comandante della Stazione di Pianoro maresciallo maggiore Luigi Migliore, che ha fortemente voluto l’iniziativa, si è portato presso l’Erboristeria “Magia della Natura” dove era stata realizzata una suggestiva vetrina in cui erano esposti cimeli storici dell’Arma assieme a quelli appartenuti al generale dei carabinieri Vittorio Carpinacci, nonno della titolare Nicoletta Nizzi.
E’ stata questa l’occasione per scoprire attraverso i ricordi della figlia Anna Carpinacci, presente all’evento, una breve storia di questo incredibile personaggio che, deceduto nel 2000, ha trascorso gli ultimi anni a Villaggio Baldissera di Pianoro Vecchio. “Mio padre è nato all’Isola d’Elba – spiega Anna Carpinacci moglie di Mauro Nizzi, farmacista di Rastignano nel segno di una tradizione iniziata con il padre Battista – e dopo essersi diplomato ha iniziato, come sottufficiale, un lungo percorso che lo ha visto operativo nelle più svariate località italiane: da Ravenna ad Arezzo da Firenze alla Sardegna. A questo periodo risalgono i suoi stretti rapporti con il gen. Dalla Chiesa impegnato in Sicilia contro la mafia mentre mio padre era alla prese con il banditismo sardo.”
Nell’”amarcord” della “figlia del generale” non mancano i riferimenti legati alla famiglia, dalla moglie
conosciuta a Tripoli e creduta morta a causa dell’affondamento di una nave ed alle abitudini del padre che “non portava l’arma”.

Il generale Vittorio Carpinacci

Innumerevoli gli episodi di cronaca che lo hanno visto in primo piano come un importante intervento nel corso dei lavori della Porrettana che sbloccò una difficile vertenza sindacale o l’arresto di responsabili di efferati omicidi. Tuttavia per il mondo del calcio bolognese fondamentale fu il suo intervento per recuperare le provette che permisero di annullare la penalizzazione per il presunto doping dei rossoblu e che rese possibile il vittorioso spareggio con l’Inter con la conquista nel 1964 dello scudetto. “Ricordo ancora benissimo – conclude sorridendo Anna Carpinacci – la borsa frigo con le fialette e gli applausi che tutti i tifosi gli facevano quando percorrendo via Orefici passava davanti al Bar Otello. «Se il capitano dello scudetto è stato Pavinato il maggiore (questo allora era il suo grado) è stato Carpinacci!». Grazie Generale”.

Paolo Brighenti