L’arcivescovo Matteo Zuppi ha inaugurato la chiesa di San Bartolomeo di Musiano a Pianoro, recentemente restaurata grazie ai fondi dell’8 per mille e alle donazioni di tanti fedeli.
“Mi ricordo quando il precedente parroco, don Orfeo Facchini, mi venne a parlare dei lavori, dopo la chiusura della chiesa per motivi di sicurezza, con distacchi di parti della muratura – ha detto il Cardinale – oggi provo una grande gioia ad essere qui. Sant’Agostino diceva che le gioie condivise sono più grandi, sono gioie raddoppiate. Pensarsi insieme è quello che il Signore vuole per gli uomini. Questa è la nostra casa, dove nessuno è padrone. L’unico che comanda è Gesù che si è fatto servo perché ci ama; ci aiuta a capire che la nostra vita è felice quando ci amiamo gli uni con gli altri. Qui ci sono le lapidi dei 327 pianoresi caduti in guerra: l’amicizia dei popoli deve allontanare la cattiveria ed il male degli uomini, ovvero la guerra. Dobbiamo costruire insieme la nostra casa, con il miracolo della presenza di Dio in mezzo a noi. L’anfora di Cana di Galilea, conservata in questa chiesa, fa parte del primo miracolo di Gesù affinché… anche la festa della vostra comunità non finisca mai”.
Il complesso di Musiano è stato fondato nel 981 ed è stato monastero e ospitale per i pellegrini in viaggio verso Roma. Oltre al rifacimento ed alla coibentazione del tetto, sono stati effettuati lavori con l’iniezione di resine particolari e supporti metallici. Interventi realizzati grazie ai contributi delle società Marchesini Group, Sira Industrie, Gruppo IMA, MG2, Tiles, nonché di Luca Cordero di Montezemolo e della Famiglia Scaglietti, grazie all’aiuto dell’ex sindaco di Pianoro Simonetta Saliera. “Diciamo grazie a Dio che ci ha convocato qui, e grazie ai donatori che ci hanno permesso di effettuare i lavori – ha detto il parroco don Daniele Busca durante il saluto iniziale – qui c’è la Grazia, una casa aperta a tutti, sospinti dalla memoria del passato per arrivare ‘all’eccomi’ di oggi. Lo spirito di don Orfeo Facchini e di don Giorgio Paganelli, i precedenti sacerdoti tanto amati dai fedeli, sono qui con noi. Ora ci siamo noi a prendere il testimone, noi che siamo l’acqua della festa che Dio trasforma in vino, come a Cana”.
“Perché abbiamo finanziato i lavori di restauro? – ha detto Maurizio Marchesini – perché la chiesa ha un valore. Qui mi sono sposato, qui abbiamo celebrato i funerali dei miei cari. La chiesa siamo noi, è la nostra vita di tutti i giorni, quel senso vero di comunità”.

Gianluigi Pagani