Paolo Brighenti

Paolo Brighenti, giornalista e fondatore de “L’Idea di Pianoro”, lascia la cronaca locale de “Il Resto del Carlino”. Con lui finisce un’epoca, ossia quando i fatti venivano raccontati con professionalità, rispetto e cuore. Abbiamo posto alcune domande all’amico Paolo.

Da quanto sei a Pianoro?

“Sono arrivato a Pianoro con mia moglie Angela, sposata nel 1970, nell’estate del 1972, dove in agosto sono nati Giovanni ed Elisa con un inaspettato parto gemellare, mentre Maria siamo andati ad adottarla in Guatemala una decina d’anni dopo. In verità in mio rapporto con Pianoro risaliva al periodo bellico, quando i miei genitori decisero di <sfollare> da Bologna oggetto di tragici bombardamenti. Il diploma di ragioniere mi ha portato nel 1962 a scegliere la Filiale Fiat fra diverse possibilità di impiego (i tempi sono veramente cambiati). Qui ho appreso dagli operai cos’era la solidarietà ed in poco tempo sono entrato a fare parte del Consiglio di Fabbrica e del direttivo della Federazione dei Metalmeccanici”.

Tempi molto particolari…

“Certo, assieme alle lotte sindacali, da cui nacque il ’68, e poi dall’esperienza del Concilio Vaticano II e dall’incontro di incredibili personaggi, fra i quali Enrico Giusti allora cappellano della Fiat, e mons. Giulio Salmi fondatore dell’Onarmo, maturarono scelte che videro Angela ed io, freschi pianoresi, impegnati come catechisti nella parrocchia di S. Maria Assunta. Qui si formò un gruppo di una trentina di giovani che dette vita ad una compagnia teatrale, realizzando, fra l’altro, un’opera su don Milani, rappresentata con successo non solo nei teatri parrocchiali. Contemporaneamente assieme a mio fratello Alberto e l’amico Francesco Lorenzini abbiamo allenato per due anni i <piccoli azzurri> della Pianorese. Si tratta di rapporti di amicizia tutt’ora vivi; senza dimenticare il debutto di Davide e Fabio Poli, con quest’ultimo arrivato alla serie A con le maglie di Cagliari, Lazio e Bologna”.

E la politica?

“E’ stato Silvio Mucini, il Pertini di Pianoro, a condurmi all’impegno politico nelle file del Partito Socialista Italiano con l’elezione a consigliere comunale. Era il 1986 quando, su segnalazione di Adolfo Benvenuti, ho accettato la proposta de <Il Resto del Carlino> di seguire la zona di Pianoro. Ricordo il primo articolo con il sindaco Renzo Imbeni relazionare, davanti al pubblico che la sala Paolo Gori non riusciva a contenere, i modi ed i tempi della risoluzione di quello che allora battezzai <Il Nodo di Rastignano>. L’ultimo è stato il ricordo di Franco <Bulldozer> Bacchi. In mezzo alcune migliaia di pezzi dalle <brevi> ai <servizi> che mi hanno sempre visto impegnato ad informare i concittadini, cercando soprattutto di <dare voce> a quelli che non l’avevano. In tanti anni il rapporto con i pianoresi si è cementato; tutti sapevano dove trovarmi ed avevano il numero dei mio cellulare. Nel loro giornale quotidiano passavano le gioie dei successi ottenuti, ed il dolore per le disgrazie a cui non sono mai riuscito a abituarmi. Come ho sottolineato nella lettera di dimissioni ritengo di avere avuto la fortuna di incontrare tanti personaggi, dagli imprenditori ai politici e soprattutto i tanti volontari, che sono una vera ricchezza del nostro territorio”.

Spiegaci la tua scelta di lasciare la cronaca locale.

“Riguardo alla mia scelta, come ho spiegato alle centinaia di telefonate e messaggi arrivatimi, si è trattato di <chiudere in bellezza>: infatti la soddisfazione della serie di pezzi pubblicati con grande risalto nei primi giorni di agosto mi hanno convinto che era il momento giusto, anche in considerazione delle logiche che tengono conto della complessità della Provincia di Bologna, e che non sempre permettono che Pianoro, come io vorrei, sia sempre <in vetrina>”.

Ed ora cosa farai?

“Su come impiegare in futuro il tempo non ci sono problemi: con i citati tre figli ed i nipoti Dario, Giada e Galileo le cose da fare non mancano. Se a ciò si aggiungono le partite a tennis, la collaborazione con <L’Idea di Pianoro” ed una serie di progetti da tempo nel cassetto, penso proprio che non mi annoierò!”.

Gianluigi Pagani