
Gli organizzatori della serata
Ringraziando Agostini Cesare e Santi Franco, due grandi amici che con la passione per i luoghi dell’appennino hanno ritrovato le prime tracce della flaminia militare. Presso la parrocchia di Rastignano, venerdì 29 novembre, hanno raccontato al folto gruppo di persone presenti la loro scoperta, riempiendola di aneddoti e simpatia. “Non esisteva alcun indizio di un antico tracciato da seguire; soltanto l’andamento del crinale ci rassicurava. Abbiamo fatto alcune esplorazioni senza alcun esito.” Un giorno Franco, scalpellino, ritrovò in fondo ad una fessura di arenaria, a Castel dell’Alpi, “una moneta ben conservata raffigurante l’immagine della lupa che allatta Romolo e Remo e un’aquila con la scritta “ROMA”: la moneta probabilmente era stata persa da qualcuno che all’epoca romana aveva lavorato all’estrazione di quelle pietre atte alla costruzione di ponti e strade. Abbiamo anche considerato che una strada lastricata costruita per decine di chilometri non poteva essere scomparsa da non lasciare traccia. Finalmente, una domenica del 1994, i nostri amici Emanuele Stefanini, Andrea Vignoli e Luigi Vannini (Gruppo archeologico di Bruscoli) seguendo un viottolo notarono due strette pietre di arenaria affiancate e sporgenti dal suolo emerse in conseguenza del dilavamento del terreno: erano le punte emergenti del bordo della strada romana, poi scoperta in tutta la sua larghezza di m 2,40. Appresa la notizia, ci siamo subito recati sul posto, constatando che le dimensioni e la tecnica costruttiva erano identiche ai basolati già rinvenuti a nord della Futa.” Iniziò così la loro avventura raccontata con maestria ed immutato entusiasmo a noi presenti in parrocchia. “La variante a nord iniziava proprio dal centro urbano di Bononia e verso via S. Stefano, Murri e Toscana. Il tracciato evitava l’attraversamento del Savena e proseguiva sulla sponda sinistra sino alle pendici di Iola. Poi passava vicino a S. Andrea di Sesto, toccava le attuali case coloniche di “Octò” e l’altro fabbricato chiamato “Villa None”. A proposito di “Sesto” si precisa che era consuetudine per i romani, dall’inizio di qualsiasi via, costruire locande al sesto miglio, da cui forse il nome di “Sesto” si conservò proprio in quei luoghi e pertanto non si deve dubitare che la via fosse antica e di origine romana.” Molte classi delle scuole del Comune di Pianoro hanno visitato i resti della Flaminia Militare con Adriano Simoncini e ad Umberto Fusini: ecco uno stralcio della poesia della cl. 4^C a.s. 2002-2003 Pianoro Capoluogo insegnante Raff aella Piemontese: “Con Simoncini e Fusini sul pulmino saliron tutti i bambini/per ammirare il bosco autunnale e la famosa “Flaminia Militare”/ Per il bosco ci avviammo. Tante piante noi osservammo/ (…) Finalmente arrivammo, una scopa sfoderammo e tutte le foglie spazzammo/ Dell’antica via ce ne parla Tito Livio. Dai nonni fu tramandata e agli studiosi un’idea è spuntata./ Santi ed Agostini cominciarono a scavare e la strada ricercare./“Militare” la chiamarono perché i legionari ci marciarono./ Vollero anche ricordare il grande Caio e Flaminia l’appellarono.”
Federica Maranesi