Padre Angelo Baldassarri a San Martino Di Caprara

È un pubblico numeroso ed attento quello che riempie la Sala Primavera di Loiano in occasione della presentazione del volume ” Risalire a Monte Sole – Memorie e prospettive ecclesiali ” di don Angelo Baldassarri organizzato dall’Associazione Il Tarlo e dal Gruppo Primavera Assieme all’autore dal 2013 parroco di S. Rita e per la zona, le importanti presenze di amministratori, storici e la intensa testimonianza di Ferruccio Laffi che ha ancora nella memoria l’eccidio di circa 800 persone compiuto tra il 29 settembre ed il 5 ottobre del 1944 dalle truppe tedesche a Monte Sole. A don Angelo Baldassarri, nato a Bologna nel 1972 e dal 1997 al 2005 vice rettore del seminario, dal 2005 al 2013 parroco a Gaggio Montano ed attualmente moderatore della Zona Pastorale Massarenti alcune domande sui temi sollevati dalla strage di Monte Sole.

COSA RAPPRESENTA QUESTA OPERA CHE LA VEDE DAL 1998 IMPEGNATO NELLE TEMATICHE LEGATE ALLA BEATIFICAZIONE DEI SACERDOTI IMMOLATISI ASSIEME ALLE LORO COMUNITÀ ? SI ARRIVERÀ ALLA LORO BEATIFICAZIONE?
Nei primi anni sono stato molto colpito dalla carità pastorale dei preti di Monte Sole: hanno scelto di stare accanto alla propria gente fino alla fine, dando la propria vita per loro. Ora vedo nella morte di comunità e preti insieme un appello al fatto che non si può essere cristiani se non stando dalla parte dei poveri e dei perseguitati. Spero che il loro martirio sia riconosciuto perché richiamerà tutta la Chiesa ad essere vicina alla povertà e alle difficoltà delle persone. Diceva Oscar Romero : “Sarebbe triste che in una patria dove si sta assassinando in modo così orrendo non contassimo tra le vittime anche dei sacerdoti. Essi sono la testimonianza di una chiesa incarnata nei problemi del popolo.”

DOPO TRENTA ANNI DI SILENZIO PUÒ RIASSUMERE PER LA CHIESA BOLOGNESE COSA RAPPRESENTA “LA RISALITA A MONTE SOLE”?

Per trent’anni la Diocesi di Bologna si è tenuta lontana dalla memoria dei fatti di Monte Sole a causa della contrapposizione al comunismo ed è stata impedita a riconoscere la ricchezza di testimonianza cristiana vissuta durante la strage. La risalita su luoghi lasciati per tanto tempo ingiustamente desolati non rappresenta per la comunità cristiana una riconquista, ma un lasciarsi conquistare dalla memoria delle comunità che vi persero la vita. Significa inoltre permettere che il male che esse testimoniano ci parli e ci indichi cosa siamo chiamati a rinnovare di noi stessi. Si tratta della scommessa di un cristianesimo che si accosta alla storia non per una sua autoaffermazione, ma per comprendere quello che ancora non è stato accolto del Vangelo

NELL’OTTICA DEL RAPPORTO PASTORI E COMUNITÀ CI POSSONO ESSERE PUNTI DI CONTATTO FRA I SACERDOTI UCCISI A MONTE SOLE ED I MISSIONARI QUALI P. PAOLINO BALDASSARRI E P. ETTORE TURRINI CHE NEL TERRITORIO BRASILIANO DELL’ACRE, CHE HA VISTO IL SACRIFICIO DI CHICO MENDES, PER CONDIVIDERE LA SORTE DEL LORO GREGGE VENIVANO DENOMINATI DA CHI DISTRUGGE LA FORESTA AMAZZONICA ” CADAVERI AMBULANTI”.

Un punto di contatto molto forte tra la storia dei preti di Monte Sole e la lotta di Paolino ed Ettore a difesa della foresta è il fatto di aver messo a rischio la propria vita per una causa che in quel momento non era capita da tutti. Se il loro obiettivo fosse stato quello di uscire dalle vicende immacolati, la via più semplice sarebbe stata obbedire all’invito della autorità ecclesiastica a tenersi lontano da quei luoghi finché non fossero passati i problemi. Molti dicevano a Paolino e Ettore che difendere la foresta significava andare contro il progresso e privare gli abitanti della foresta della creazioni di posti di lavoro. Loro invece hanno scelto di stare accanto alle persone in un modo ritenuto imprudente anche da alcuni dei loro confratelli: si tratta della scelta di amore di chi dà il primato alla responsabilità di fronte alla gente con cui vive, rispetto alla necessità di mantenere intatta la propria reputazione.

Paolo Brighenti