“La Resistenza italiana fu il risultato dell’impegno unitario antifascista di organizzazioni e partiti eterogenei, spesso storicamente opposti o rivali: comunisti, socialisti, azionisti, anarchici, democristiani, liberali, repubblicani e monarchici, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale.
Formazioni politiche avverse e ostili, che in due anni di combattimenti contro un nemico comune, impararono a rapportarsi e a guardarsi con rispetto. Nella Resistenza vanno individuate le origini stesse della Repubblica Italiana: l’Assemblea Costituente nata dalla Lotta di Liberazione scrisse la nostra Costituzione, sulla sintesi tra le varie tendenze, radici ed ideologie politiche, ma tutte comunque ispirate agli ideali di Libertà, Democrazia e Antifascismo.
Il 25 aprile si festeggia la fine della Lotta di Liberazione, ma si ricorda anche la data dell’insurrezione armata generale, lanciata dal Comando Partigiane dell’Alta Italia. La Resistenza ha ufficialmente inizio dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 e dopo la costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale: durò meno di due anni e finì nei primi giorni del maggio 1945.
I Partigiani combattenti nella Resistenza italiana, nelle brigate Garibaldi, nei Gruppi armati Partigiani, nelle brigate Matteotti, in Giustizia e Libertà, nelle brigate bianche e in quelle autonome, sono stati oltre 300mila: 45mila sono caduti e altri 20mila sono rimasti mutilati. Le donne partigiane combattenti sono state 35mila e 70mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna: almeno 4.500 di loro furono arrestate e torturate, 3mila deportate nei lager, 2.800 fucilate o impiccate, 1.070 cadute in combattimento. I civili deportati dai tedeschi furono circa 40mila, tra cui 7mila ebrei. Tra i soldati italiani che combatterono contro la Wehrmacht, ne morirono 43mila: 20mila nei combattimenti subito dopo l’armistizio, 10mila nei Balcani, 13mila nei trasporti via mare. 40mila i militari italiani che morirono nei lager nazisti perché rifiutarono di entrare nei reparti fascisti della RSI in cambio della liberazione. Nel periodo Resistente, i nazisti della Wehrmacht, delle SS e i fascisti della Repubblica di Salò compirono più di 400 stragi, rastrellamenti, rappresaglie, per un totale di circa 25mila caduti, tra Partigiani, sostenitori della Resistenza e civili inermi. La Resistenza ebbe certamente grande valenza militare, ma anche importanza morale, sociale e politica, dimostrando ai nostri nuovi alleati americani e britannici, che stavano combattendo l’esercito nazista, risalendo e liberando il Paese dal sud, la rabbiosa capacità di ripresa, di sacrificio, di combattimento e di rinascita della parte antifascista degli italiani e la irriducibile fiducia nei valori di Libertà e Democrazia.
Non si può negare che i desideri e la speranze della parte largamente maggioritaria del movimento partigiano, di poter avere, assieme a un nuovo Stato democratico e repubblicano, delle efficaci riforme strutturali, sociali ed economiche, con il coinvolgimento delle masse popolari, non furono esaudite appieno: da questo punto di vista, la Resistenza italiana non riuscì a operare una cesura veramente profonda e radicale con il passato. Ma se la Costituzione resta il punto di riferimento morale e sociale e la legge fondamentale dello Stato, la Resistenza è stata e rimane l’elemento essenziale e fondativo della Repubblica Italiana. È poi doveroso allargare la definizione di Resistenti a tutti i militari che rifiutarono di collaborare con i nazifascisti di Salò e ne pagarono le conseguenze con la vita e a coloro che appoggiarono, aiutarono e sostennero la lotta contro il fascismo, in maniera attiva o resiliente, anche soltanto fornendo rifugio, aiuto e cibo ai combattenti, spesso salvando loro la vita e infine anche a tutti coloro che durante i vent’anni del regime fascista, patirono e sopportarono violenze, fino anche alla morte.
L’esperienza della Resistenza divenne per tutti questi motivi un’autentica pagina patriottica ed eroica della storia nazionale, tanto da essere considerata un secondo Risorgimento, anche se molti cittadini italiani, a causa di strumentalizzazioni politiche e svariati tentativi revisionisti, non hanno mai considerato un bene condiviso il pregiato patrimonio dei Valori rappresentati dall’esperienza più luminosa della storia dell’Italia unita, democratica e repubblicana”.
Athos Benaglia
Segretario ANPI Pianoro