Amo il mio paesello. Con i suoi profumi, i suoi colori, le sue passeggiate, il verde dei prati, le strade alberate, i viali fioriti e i tramonti infuocati.
Quella bella piazza con i gradini che girano in tondo e il pozzo di pietra bianca scolpito sulla fronte del Municipio. Le campane della chiesa grigiona che rintoccano le ore, la vita e i trapassi. La biblioteca che pare un’opera d’arte e il Museo che raccoglie la vita e protegge i nostri ricordi, mentre le galline sfornano le uova dietro la siepe. I negozi stanziali e i banchetti itineranti al mercato del sabato e del mercoledì. Il grande parco, i laghetti con le oche, le anatre, i piccioni, le tartarughe e gli aironi. La fontanella del Gualando, che mentre la Madonnina li benedice, si dissetano i cristiani e ci paciugano i cani.
E quando arrivò il grande virus e con la sua nera corona voleva farci il re, dj Riccardo non ci pensò due volte, e alle 18 spaccate lanciò la sfida. Prima aprì la porta del suo garage in via Marconi, poi mise fuori la bandiera, e con l’ultimo poi, pompò musica a palla dentro le casse, sperando, non dico di accopparlo, ma almeno d’invornirlo. Il vento, che non solo amici e conoscenti, ma pure lui ci aveva chiesto l’amicizia, prima acchiappò le note, e poi le sparpagliò e le fece volare un po’ di qua, un po’ di là, dentro le orecchie, dentro le case e per le strade…
Via Gramsci, via Carducci, via Resistenza, via Morandi, via del Lavoro, persino sulla collina, dove ci vivono le persone sparse. Che meraviglia…
Fratelli d’Italia, Nessun dorma, Il cielo è sempre più blu. E quell’ultimo saluto del Silenzio suonato dentro la tromba… Che ti si aggroppa l’anima e il corpo. Che ti fa venire il nodo alla gola. Che ti fa scendere una lacrima dagli occhi… Che bello il nostro paese.
La nostra Italia. Il nostro grande cuore. E la speranza…
Grazie Riccardo.
L’IDEA
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