La piazza, appunto. Il luogo dove “si danno gli spettacoli” Dove perloppiù un paese si ritrova. Fino a venti e passa anni fa anche a Pianoro aveva la sua piazza. Una sua Agorà, per usare, forzatamente, un termine da Magna Grecia. Modificata ancora una volta, manco a dirlo, in pochissimi anni. Ma era pur sempre luogo di ritrovo. Anzi, con quel suo anello a semicerchio a mo di anfiteatro greco – romano dava, forse un po’ eccessivamente, un certo tono al tutto. Poi, anno dopo anno, la decadenza. Non più Agorà, ma anonimo parcheggio senza arte, né parte. E pensare che, nel tempo aveva visto fasti illustri e concerti che, pensarlo ora, è semplicemente inimmaginabile. Il grande ritorno dopo anni di lontananza dai palcoscenici del mitico complesso dei Corvi. Quelli delle folle in delirio del “Cantagiro”, di canzoni che hanno segnato un’epoca: Un ragazzo di strada – Sospesa a un filo – Bang
bang. Piazza strapiena; pubblico fin tutta via Risorgimento. E flash di fotografi. Una piccola, per una serata, Woodstck della valle del Savena. E poi, fra i tanti momenti, sempre nel 1987- 1988, rappresentazioni di commedie teatrali, una rassegna internazionale di musiche e danze popolari. E un’altro grande concerto di due gruppi all’avanguardia nella Unione Sovietica di quegli anni. Gli Olimpic e i Dialog, di passaggio per un tour a Londra, e nelle maggiori capitali europee. E solo in quell’estate 1987 a Pianoro. Micca Roma. Quelli erano gli anni ’80 a Pianoro. Ma non solo. Non certamente i favolosi “anni ’60”, ma sempre significativi di un’ epoca che aveva ancora voglia di “cambiare la società”. Ora invece, pochi hanno voglia di cambiare qualcosa e la piazza è diventata un anonimo parcheggio che trasmette senso di paura e sgomento soprattutto la sera. Niente più socialità, momenti di incontro. ”Buio pesto in tutti i sensi”.

Roberto Vitali