Nella primavera scorsa il pianorese Stefano Franci diede alle stampe il romanzo “Ci siamo” raccontando, miscelando verità e fantasia, una storia che ha per protagonista Alessandro Franci.
Nome che per un voluto connubio tra vero e falso, a volte indistinguibile, è anche quello del figlio minore. L’Alessandro del romanzo è un ufficiale del nono reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”. Decorato reparto di incursori dell’esercito italiano erede degli arditi del reparto d’assalto che il 16 giugno 1918 si distinsero sul Grappa conquistando quel Col Moschin che gli dà nome. Reggimento in forze alla brigata paracadutisti Folgore, ma alle dirette dipendenze del Comfose (Comando forze speciali esercito). Addestrato ad agire in situazioni spesso estreme il reparto è, ed è stato, protagonista di molte operazioni militari e antiterroristiche in tutto il mondo. Spesso sotto copertura, e all’insaputa dei media, è l’unico ad aver partecipato a tutte le missioni estere dell’esercito italiano dal dopoguerra a oggi. Nel giro di pochi mesi, ma dopo un lavoro di qualche anno, agli inizi di dicembre ha completato la trilogia, con un totale di quasi ottocento pagine in corpo 11 con i romanzi: “Scelgo la famiglia” e “Giusta la scelta”. Una storia che a partire dal secondo volume si svolge per la maggior parte anche in Cina. I tre volumi non saranno in libreria o in edicola e chi è interessato dovrà obbligatoriamente recarsi al domicilio dell’autore.
Un ex parà della Folgore che dal 2008 è confinato a letto da una progressiva sclerosi multipla che gli ha, purtroppo, tolto anche l’uso della mano destra. Con grande forza di volontà, con un computer portatile, un tasto dopo l’altro, Stefano Franci ha realizzato questi tre volumi, leggibili anche separatamente, raccontando luoghi, fatti, tecniche, tattiche e procedure militari riservate che in certi ambienti hanno voluto sapere come fa a conoscerli.

Per contatti e informazioni: 391-1314447; f.steve.51@gmail.com.

Franci Stefano, nato a Bologna nel 1951, a 18 anni coinvolto da alcuni amici, dopo i corsi d’obbligo, compì i suoi primi lanci come civile. A vent’anni chiamato al servizio di leva chiese l’inquadramento in un corpo di paracadutisti col Car a Pisa e il servizio militare svolto a Livorno, nella brigata Folgore, dove ha sede anche il Col Moschin. Al ritorno alla vita civile ha però continuato a lanciarsi col paracadute per diletto e passione. Ripreso il lavoro da metalmeccanico si rese conto che senza un’istruzione superiore non avrebbe avuto un futuro almeno soddisfacente. Si iscrisse quindi a corsi serali di ragioneria superando tre anni in un anno e gli ultimi due nell’anno successivo ottenendo il diploma che infine gli consentì di essere assunto nel 1975 in un istituto bancario. Purtroppo nel 2002 i primi sintomi della tremenda malattia progressiva che ora gli consente di evadere dalla sua stanza solo grazie alla tastiera di un computer dove, oltre alla ricerca storica, unisce realtà e immaginazione, storie d’azione a quelle di amore e di affetti per una lettura veramente appassionante e coinvolgente. Le copertine sono opera di Martina Bolognini (Maui) di Rastignano.

Giancarlo Fabbri