
Processione Anni ’50 in Via Risorgimento
I pini fanno parte dell’arredo storico-urbanistico del rinato Pianoro. Lì e così, li volle il progettista del Piano di Ricostruzione di Pianoro: architetto Alberto Legnani. E non a caso, proprio lì; nella via più importante che dava accesso al rinato paese. Il “suo” Risorgimento, a ricordo ed “imperitura memoria”, si sarebbe detto con enfasi ottocentesca, della sua volontà di rinascere. Della nuova vita che stava prendendo forma. Non a caso in via Risorgimento Legnani pensò di piantare pini e non tigli o platani, che destinò ad altre vie meno importanti. Non si preoccupò minimamente di piantare alberatura autoctona. Piantò dei Pini Marittimi, la pianta dal significato, storicamente parlando, più significativa. Più evocativa. Simbolo nella tradizione italica, ma anche in quella etrusca, romana, greca, di forza, bellezza, coraggio, potenza. E, nella prima guerra mondiale, a ricordo di tanti italiani e alpini, caduti per la difesa della nostra Patria. Il pino è sempre stato “sacro” anche in tempi molto, molto più vicini a noi, quando i tanti architetti ispirati al “mito di Roma imperiale”, lo vollero di vicino ad ogni opera pubblica, come anche di contorno a fiancheggiare le grandi vie consolari: Aurelia, Salaria, Appia ecc. ecc. che portavano a Roma, come anche alberatura delle neonate città pontine di Sabaudia, Littoria, Pontina e Latina. Così dovette pensare e vide il neonato Pianoro, il grande architetto Alberto Legnani. Un unico grande paese, che doveva racchiudere in se Pianoro Vecchia e Pian di Macina. Un grande paese con una altrettanto grande piazza (nel 1945), chiusa da uno stentoreo Municipio con alle spalle la nuova chiesa parrocchiale e un moderno campanile. Sul tutto, viale del Risorgimento e la vista piena e completa di e da via Nazionale in quanto la costruzione che oggi ospita il cinema e negozi vari, non era neanche nel più recondito dei sogni di Alberto Legnani. L’architetto Legnani, fa appena in tempo a vedere realizzato il “suo” piano di ricostruzione. Muore nel 1958.
Roberto Vitali