La Direzione del nostro giornale ha ritenuto interessante “rivedere” lo stato dei luoghi di alcune frazioni del nostro territorio.
Per scelta personale ho iniziato da Pian di Macina sulla quale nel 2009 avevo scritto il libro “Storie da un borgo- Gente…di Pian di Macina”.
Molti dei luoghi tipici della frazione si sono conservati ma nuove aree hanno avuto una notevole espansione.
Oggi la via principale della frazione è sicuramente Via del Savena oggetto di massicci interventi abitativi e di nuovi insediamenti industriali (vedi il nuovo stabilimento della ditta Romaco S.r.l. che vede il 75,1% di proprietà della ditta cinese Truking e che si è trasferita da Rastignano). Sono rimaste inalterati le due piazze della frazione: Piazza Giuseppe Garibaldi e Piazza dell’Aia. La prima vede ancora non risistemato il vecchio palazzo Magagnoli, distrutto dal bombardamento americano del 1944 e con all’interno il Molino dal quale si deve il nome latino della frazione: Planum Maxine (Piano delle macine). La seconda, Piazza dell’Aia, rimane a testimonianza della funzione svolta all’interno della tenuta agricola Magagnoli come aia per i lavori agricoli, con le sue casette caratterizzate dai muri a sperone, residenza dei salariati dell’azienda.
La tenuta Magagnoli era circondata da una mura perimetrale in confine con il torrente Savena e con l’attuale via XXV Aprile, strada attraverso la quale gli abitanti della frazione accedevano al torrente. Era questa strada lo sbocco per potere usufruire delle acque del Savena e svolgere tutte le attività che richiedevano la presenza dell’acqua e lo svago per i bagni estivi. Alla fine della via si incontravano le acque del ramo del canale che dalla “Baschiera” (dove oggi c’è la Romaco S.r.l.) forniva l’acqua alle macine del Molino e si diramava di nuovo verso il Savena prima di immettersi nella “botte” del Molino. Su detto canale esisteva un ponte in muratura sul quale noi ragazzi pescavamo i numerosi pesci che vi si trovavano.
Oggi quel ponte non è più visibile in quanto questa area, sicuramente demaniale, è nell’abbandono più assoluto e si è trasformata in un deposito a cielo aperto con auto abbandonate ed Eternit.
Sarebbe auspicabile un ripristino della sponda destra del Savena in corrispondenza del vecchio canale del molino ancora esistente. Ciò permetterebbe ai numerosi abitanti della frazione di usufruire di uno sbocco sul torrente. Meglio sarebbe la costruzione di una pista pedonale per ammirare la flora e la fauna del nostro antico torrente e delle sue “chiare e fresche acque”.

Romano Colombazzi