A differenza della liberazione di Bologna all’alba del 21 aprile 1945, che ha visto la popolazione accorrere festosa e fare ala agli alleati, della liberazione di Pianoro non ci sono cronache nè foto perché il paese era stato da tempo sfollato.
Quello che successo è stato però ricordato nel Diario di guerra del 363mo Reggimento, 91ma Divisione USA, il reparto che l’ha liberato.
Nel Diario sono riportati luoghi conosciuti ai pianoresi di oggi, è difficile immaginare che per queste località sia passato l’inferno 76 anni or sono.
Il 7 aprile 1945 giunge al Reggimento l’ordine di portarsi a nord di Livergnano nella notte tra il 9 e il 10 seguenti.
Gli obiettivi per arrivare a Pianoro (Vecchio, ovviamente) sono Barchetta, il Monte Arnigo e Villa None, l’attacco scatterà il 16 alle ore 03.00. Nei giorni e nelle notti precedenti vengono fatti i preparativi, un’ora prima dell’attacco un pesante bombardamento, poi scatta la fanteria. Nei tre giorni seguenti ci sono aspri e sanguinosi combattimenti, tra Zula, Canovetta, Osteria Nuova, Q. 377 a nord di Zula, Roncobiancano, Villa None, Casa il Monte. La compagnia B a nord di Zula si scontra con un reparto di fascisti: sono della Divisione Etna del Capitano Pifferi. Dopo un intenso scontro a fuoco e alcuni caduti, 28 camicie nere si arrendono. La sera del 18 viene finalmente preso Monte Arnigo, nel frattempo la compagnia G entra a Pianoro deserta, i prigionieri riferiscono che il paese è minato con trappole esplosive.
Nella notte tra il 18 e il 19 le pattuglie rastrellano la zona e fanno gli ultimi prigionieri, Pianoro può considerarsi liberata, del paese sono rimaste solo macerie, le foto sul Diario rendono l’idea.
Il Reggimento viene mandato temporaneamente a riposo, ci sarà ancora da combattere per inseguire il nemico, che nel frattempo si sta ritirando oltre il Po.
Il link a “History of the 363d Infantry one Regiment of the 91st Division in World War II”.

Roberto Nanni